Il nocino o nocillo

Tradizione vuole che il nocino o nocillo si prepari il 24 giugno, giorno di San Giovanni, raccogliendo 24 noci per ogni litro di alcool. Ecco la ricetta di mia madre.

Il nocino di mia madre.
Chissà come mai, mia madre, che non amava cucinare né ci provava, sapeva fare il nocino. Non gliel’ho mai chiesto e mi dispiace; sono tante le cose che vorrei sapere di lei. Si chiamava Giovanna, perciò la preparazione del nocino rivestiva quasi un significato speciale.

Il 24 giugno.

Il 24 giugno, di mattina presto, papà andava a raccogliere le noci per il nocino. Non sempre l’annata era buona, perciò nei giorni precedenti la raccolta, lui faceva un giro di perlustrazione per decidere l’albero o, in caso di carestia, gli alberi. Nonostante avessimo tanta campagna e alberi da frutta di vari tipi, c’era un solo albero di noci, che nel tempo si era rinsecchito. Certe volte, attingevamo all’albero di ‘Ngiulina, nostra confinante (leggi La favola di ‘Ngiulina).

nocino

Mamma, come sempre quando le toccava preparare qualcosa, dettava i tempi a tutta la famiglia e a papà anche la lista della spesa. Bottiglioni da due litri di alcool puro, che lui andava a comprare ad Atripalda in un negozio di coloniali. Lì, trovava pure le bustine con la dose di spezie, cannella, chiodi di garofano, noce moscata, preparate apposta per fare il nocino.

La preparazione.

Lei aveva i suoi tempi: faceva poche cose ma tutte con calma, rispettosa dell’importanza della preparazione. Guai se papà, sbrigativo e pratico, cercava di fare presto. I malli dovevano essere tagliati in più parti, non a metà. Mamma lo guardava a vista perché, sennò, secondo lei, “arronzava”.

Si mettevano noci, alcool ed aromi in una panciuta damigiana di vetro con il coperchio. Lei aveva scelto come luogo di esposizione al sole il davanzale della finestra della camera da letto mia e di mia sorella. Era il posto che, più di tutti, riceveva i raggi, quando le stagioni erano quelle di una volta! A proteggere la damigiana c’erano le inferriate!

nocino

Durante le rituali pulizie del mattino, che a giugno, a scuole chiuse, si allungavano di molto nei tempi di durata, ogni tanto apriva le tende e si affacciava a controllare. Scuoteva con garbo il recipiente per agitarne il contenuto e ogni giorno lo girava di un poco su se stesso, in modo che la parte colpita dai raggi fosse sempre diversa. Mi piace rievocare i suoi gesti, rivederla nei camici di cotonina a fiori aperti davanti che amava indossare, mentre percorreva la casa da un estremo all’altro con la scopa e la corona tra le mani, e spesso anche la sigaretta, con gli stessi tempi della “nave va” di Fellini. Papà la prendeva in giro se era di buon’umore; io mi stupivo per la quantità di polvere e laniccia che tutte le mattine riusciva a raccogliere.

Dopo 40 giorni al sole.

Dopo quaranta giorni, la damigiana veniva portata nel cortile davanti alla cantina. Mamma preparava il caffè, riempiendo personalmente la macchinetta da sei tazze perché non si fidava di nessuno: se qualcuno avesse sbagliato quantità nel filtro, il caffè sarebbe venuto “sciacquo” oppure “bruciato” ed avrebbe irrimediabilmente guastato il “suo” nocino. Ma lei era astemia ed a stento lo assaggiava!

Mentre il caffè era sul fuoco, si toglievano i malli dal recipiente e si mettevano a gocciolare nello scolapasta.  Una volta pronto, mamma addolciva la bevanda con sei cucchiaini di zucchero. Lo versava nel liquore e di nuovo si lasciava macerare per qualche giorno. Successivamente, provvedeva a filtrarlo nelle bottiglie, mettendo una pezzolina di lino nell’imbuto e versandone con il mestolo una piccola quantità alla volta. Impiegava moltissimo tempo in questa operazione. Quando la pezzuola diventava troppo nera di “posa”, la strizzava e la andava a sciacquare. Poi riprendeva il lavoro.

Alla fine scriveva l’anno su un pezzettino di carta da attaccare alla bottiglia.

Nocino 2011: è stato l’ultimo anno in cui l’ha preparato. Io e mia sorella lo conserviamo, un litro ciascuna. Non credo che le nostre bottiglie vedranno mai il fondo.

Ingredienti

  • 1 lt. di alcol puro a 90°
  • 24 malli di noci tagliati a pezzetti
  • stecca di cannella, chiodi di garofano, noce moscata.

Lasciare in infusione per 40 giorni in un recipiente di vetro con coperchio esposto al sole. Agitare il contenuto almeno una volta al giorno.

  • 1 macchinetta da sei tazze di caffè zuccherato

Scolare i malli dal liquore ed aggiungere il caffè. Lasciare riposare per qualche giorno, poi filtrare. Consumare dopo qualche mese. Più riposa e più diventa buono.

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Sono Antonietta Polcaro: cuoca, autrice ma soprattutto appassionata di cucina! Da anni condivido la mia storia e le mie ricette con tutti voi.